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La rendicontazione green non è più (solo) marketing

La rendicontazione green non è più (solo) marketing

Fotografia articolo reportistica green no marketing

Può sembrare una provocazione etichettare la reportistica non finanziaria come anche un elemento di marketing, ma a volte non è distante dalla realtà. Non che ci fosse niente di male nell’utilizzare la reportistica green per tentare anche di migliorare la propria immagine e la percezione che gli stakeholders hanno dell’azienda nel proprio tessuto di riferimento.

Ma le cose stanno cambiando molto velocemente, anche e soprattutto per ‘colpa’ della CSDR, la Corporate Sustainability Reporting Directive  che ha sostituito la NFDR (Non Financial Reporting Directive).

Infatti, non è solo l’universo dei soggetti interessati che cambia, ma anche la sostanza delle informazioni da riportare. Da un lato abbiamo dal 2024 l’obbligo per le grandi imprese (quotate e non con più di 250 dipendenti) di fare una reportistica green sul 2023 utilizzando il nuovo framework normativo e regolamentare. Fatto che si estende anche alle PMI quotate dal 2026.

Dall’altro abbiamo un set informativo da riportare molto più strutturato, snello, identificabile, misurabile e confrontabile nel tempo.

Snellezza, chiarezza, misurabilità e comparabilità delle informazioni

Quale è la conseguenza? Innanzitutto, viene meno l’effetto ‘wow’ che molte reportistiche non finanziarie cercano di ottenere con stili rappresentativi anche accattivanti. Non sempre lo sono però dal punto di vista contenutistico, soprattutto dal punto di vista dello stakeholder che, per definizione, è interessato a comprendere gli impatti diretti ed indiretti dell’attività dell’azienda su un suo interesse green meritevole. E’ in sostanza necessario che le informazioni siano più organizzate, snelle e di facile lettura ed interpretazione.

Richiamo ed applicazione dei principi di redazione

Tutto ciò richiama anche un secondo aspetto. Occorre che la reportistica venga redatta secondo delle logiche che siano articolate su regole stabilite e certe. Emerge pertanto la necessità di allineare l’informazione innanzitutto ai criteri che l’EFRAG sta definendo (e cha ha definito come prima bozza lo scorso novembre).

Estensione anche alle società non richiamate dalla  CSDR

Inoltre, nonostante la CSDR abbia ampliato l’universo di soggetti che devono applicare la reportistica green, circa 49.000 aziende europee che rappresentano il 75% delle società che redigono bilancio, in realtà sono moltissime le PMI che si confrontano oggi con la scelta di produrre una adeguata reportistica non finanziaria. Questo per discorsi di filiera (in modo che il capofiliera possa integrare tutti i dati della sua value chain), ma anche per rispondere alle esigenze crescenti da parte degli investitori istituzionali, banche, etc. In questo caso, oltre a poter rendicontare secondo le normative EFRAG sarebbe opportuno anche redigere il bilancio secondo gli schemi GRI, in modo da evidenziare anche i due aspetti della rendicontazione green.

Necessità di una asseverazione

La conseguenza è che l’accountability diventa un elemento primario. La possibilità di dimostrare che le informazioni riportate sono corrette e frutto di dati consistenti. Da qui la necessità di ottenere bilanci green asseverati da soggetti terzi ed indipendenti

Presenza nella relazione sulla gestione

E’ inoltre opportuno che questi dati siano riportati correttamente all’interno della relazione della gestione e pubblicati contestualmente al bilancio ordinario, così da dare ulteriore continuità e coerenza alle informazioni prodotte. Senza dimenticare l’aspetto digitale dell’informazioni prodotte, elemento forse superfluo da ricordare, ma opportuno sottolineare ugualmente

In definitiva, nasce una opportunità per tutte le aziende di esprimere il proprio approccio green utilizzando metriche e strumenti sempre più armonizzati e certificati.

In un precedente intervento abbiamo già provato ad elencare i benefici che anche le PMI possono avere dalla produzione di una reportistica non finanziaria (“E’ il tempo della reportistica non finanziaria anche per le PMI”).

Ma ciò non basta se il tutto non è accompagnato dal rispetto di regole di processo, di applicazione degli opportuni criteri e regolamenti.

ESG Italia è in grado di assistere la grande azienda e la PMI ad approcciare in modo coerente la tematica della reportistica green, applicando le corrette metodologie e asseverando il processo, le informazioni e la reportistica prodotta. Così da migliorare ed accelerare nel modo migliore il proprio percorso di convergenza e di comunicazione ecosostenibile.

                                                                                                                   Il team di ESG Italia

 

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